giovedì 20 ottobre 2011

La psicologia della "fame"




Vi siete mai chiesti cosa rappresenti il cibo per voi? Perché l'essere umano mangia e in che modo lo fa? Tralasciando risposte ovvie, ho scoperto che dietro al "mangiare", al "nutrirsi", c'è tutto un mondo affascinante che condiziona persino i nostri rapporti sociali. Per esempio, io non sapevo che per un neonato fosse un fattore fisiologico ed istintivo mordere il capezzolo della mamma. Su tanti siti e tanti libri che ho letto riguardo l'allattamento al seno,  "il morso del capezzolo" prende quasi un'accezione negativa; quella del bimbo che ha un rapporto di amore-odio nei confronti della mamma (e chissà poi perché dovrebbe provare odio??). E invece no, ho scoperto che non è così. Niente di più falso! Il morso è un gesto del tutto istintivo in un cucciolo di animale e lo è altrettanto in un cucciolo di uomo. Se poi, a seguito di questo gesto - che è quindi del tutto naturale - il neonato viene "sgridato" o colpevolizzato (e tante volte questa "colpa" si manifesta con l'allontanamento dal seno da parte della mamma), il neonato penserà che il morso, anche in senso più lato - mordere la vita, mordere i problemi, mordere il cibo stesso una volta che verrà messo in bocca-  sarà un comportamento da condannare.

Ed è da questo insegnamento inconscio, profondamente errato, che possono svilupparsi problematiche future. Ad esempio come i bambini (ma anche moltissimi adulti) che prediligono cibi da ingerire con facilità piuttosto che quelli da mordere e ridurre in poltiglia coi propri denti. Futuri adulti che saranno quindi portati ad ingurgitare il cibo il più velocemente possibile privandosi così del gusto nel cibarsi e dall'insegnamento della "pazienza" che deriva dall'atto del masticare più o meno a lungo. Futuri adulti che svilupperanno altresì la tendenza di "ingoiare il boccone" (anche e soprattutto in senso metaforico), piuttosto che strapparlo coi denti, sminuzzarlo, assaporarlo in bocca ed infine ingoiarlo, metabolizzarlo per poi trattenere solo ciò che "serve" lasciando andare il resto. Ancora una volta, il cibo, e il modo in cui viene trasformato dalla nostra bocca e dai nostri denti, è sinonimo del comportamento che spesso teniamo con la società. Bello, vero? :)
Bè, tutte queste cose le ho lette in un libro che mi è stato consigliato da una psicoterapeuta (vegetariana, sarà un caso? ;) che lavora presso il reparto maternità dove ho partorito Luce. Posso dire che è diventata una mia carissima amica :)

Il libro ha una copertina un po' inquietante - lo confesso - e si intitola:

E' un libro scritto nel 1942 da Frederick Perls, uno psicoanalista eretico che fu il precursore di un modello di terapia integrata che verrà poi chiamato "Psicoterapia della Gestalt". Vi anticipo che la lettura non è ne' semplice, ne' immediata, ma leggerne almeno alcuni passaggi sarà davvero interessante.

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