venerdì 21 ottobre 2011

L'amore per gli animali e i vegetali è scritto nei geni

E.O. Wilson


Sono felice! E' da tempo che cercavo una spiegazione plausibile a un'idea che da sempre aleggiava nella mia testa. Vi siete mai chiesti perché ci si sente "bene", "in perfetto agio", davanti a un paesaggio naturale di quelli mozzafiato, ricco di specchi d'acqua che riflettono cime innevate e ruscelli tintinnanti di ciottoli e rami spezzati? O davanti a una distesa di alberi alti a perdifiato - come ad esempio le sequoie americane- , davanti a praterie, foreste, savane? Perché abbiamo - soprattutto noi donne - un bisogno quasi atavico di riempire i nostri davanzali, i nostri balconi e le nostre case con vasi di fiori e piante? E - la domanda più importante - perché non esiste bambino al mondo (o quasi) che farebbe carte false pur di avere un cucciolo di cane o di gatto? Ecco, oggi ho trovato la risposta che cercavo! Già, perché secondo me (ed ecco che nei miei post, si parla ancora di "istinto"), questa attrazione per la natura e gli animali, spesso prescinde da noi ed esula dalla nostra volontà. Una sorta di "richiamo della foresta". L'ho sempre pensato, ma non riuscivo ne' a capirne il perché, ne' a darmi una spiegazione valida. Bè, la spiegazione invece esiste! L'amore per gli animali e i vegetali è scritto nei geni! Questo fenomeno di chiama "Biofilia" ed è stato coniato nel 1984 da Edward O. Wilson, un grandissimo biologo americano di Harvard.



La teoria di Wilson - in parole spicce - afferma che questo "richiamo della foresta" non si acquisisce nel corso della vita, ma risiede nei nostri geni, nel nostro vissuto in quanto specie umana. In pratica questa necessità di attrazione che abbiamo con differenti forme di vita (animali o vegetali) è l'espressione di una necessità biologica che ci accompagna da milioni di anni. Sempre secondo Wilson, pare che il nostro cervello abbia memorizzato nel corso della nostra vita sulla Terra, quelle capacità di interazione soprattutto con piante e animali che si sono rivelate necessarie alla sopravvivenza della specie. Insomma, ora possiamo spiegarci anche il perché della "ovvia" richiesta di abitazioni vista mare, vista collina, vista montagna. Altro non sono che un antichissimo retaggio biologico. La vicinanza con l'acqua, per esempio, è un segno evidente di come questi luoghi (o habitat) devono avere apportato grandi benefici ai nostri antenati, così da lasciare un segno indelebile nella nostra specie. Ah, importantissimo!! Wilson affermava anche che, soprattutto nell'epoca attuale e soprattutto in Occidente, purtroppo si sta verificando un fenomeno di contrasto con la Biofilia, chiamato NDD - Nature Deficit Disorder-. Quando una mamma ripete in continuazione al proprio bimbo di lavarsi le mani sporche di terra, di pulirsi i piedi sullo zerbino prima di entrare in casa, di coprirsi bene perché fuori piove e fa freddo, o di non toccare un gattino di cortile perché possibile portatore di malattie, ecco che instilla nel bimbo il dubbio (e quindi la paura) che la natura, la terra, le intemperie, gli animali selvaggi, siano minacciosi e nemici. Ma questa consapevolezza (errata, of corse ;) si scontra nell'inconscio con la nostra Biofilia. Ed è da questo scontro che il bambino (e poi l'adulto) svilupperà questo NDD. Una sorta di disagio nel rapportarsi alla natura e agli animali. Non è triste? Sì, lo è molto! :(

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